skariko

joined 2 years ago
 

La “MAGAficazione” della destra italiana

@politica

La comunicazione politica della nuova destra si è trasformata in una strategia digitale aggressiva, fatta di meme, intelligenza artificiale e contenuti virali. Negli Stati Uniti, l’amministrazione Trump ha adottato uno stile da shitposter, replicato in Europa da forze come Fratelli d’Italia e Lega. L’obiettivo non è informare ma dominare il discorso online, destabilizzando e polarizzando. Il confine tra comunicazione istituzionale e propaganda si fa sempre più sottile. È una sfida culturale e democratica che si gioca nel linguaggio delle piattaforme.

https://www.valigiablu.it/meloni-salvini-destra-maga-comunicazione-social/

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Boruto: Naruto the movie (s3.poliversity.it)
submitted 1 month ago* (last edited 1 month ago) by [email protected] to c/[email protected]
 

Boruto: Naruto the movie

@cinema_serietv

Per chi ne fosse interessato il 23, 24 e 25 giugno ci sarà al cinema il film Boruto: Naruto the movie.

Ho visto un po' gli orari e penso che ci andrò con mio figlio che spero apprezzerà!

Qui il trailer

Info su Nexo Digital

 

The Blues Brothers, da quarantacinque anni in missione per conto di Dio

@cinema_serietv

https://www.wired.it/article/the-blues-brothers-cast-analisi-dove-vederlo/

The Blues Brothers dopo 45 anni è ancora vivo e vegeto in mezzo a noi, è ancora uno dei film più amati, popolari e influenti di tutti i tempi, un folle miracolo che usciva in sala il 20 giugno 1980, andando incontro ad un successo folgorante. Come e perché sia stato possibile e che posto occupa nella storia del cinema questo mix di generi assolutamente senza precedenti è da allora oggetto di viva discussione.
Una meravigliosa follia nata tra mille traversie

The Blues Brothers da 45 anni ci ricorda che il successo è una cosa, il mito è un'altra. Per diventare mito, devi arrivare al momento giusto, al posto giusto, essere stato creato dalle persone giuste e soprattutto essere animato da quell'anarchia, quello spirito di ribellione, quell'anima rivoluzionaria, che fa la differenza tra un film e una manifestazione della settima arte. The Blues Brothers ancora oggi è tutto questo, nasce le, per volontà di John Landis, di John Belushi, di Dan Aykroyd, venendo creato su quel finire di anni '70, in cui l'America stava cambiando, in modo a dir poco profondo ed evidente. Tutto comincia con il Saturday Night Live, già all'epoca lo show televisivo per eccellenza della stand up comedy. John Belushi, animale da palco assurdo, anima inquieta e imprevedibile, incontra Dan Aykroyd, questo strano canadese, appassionato come lui di blues. Dentro al tubo catodico all'improvviso, il mondo ci trova questi due strani personaggi, vestiti come dei becchini.

Ma Joliet e Jake, armati di occhiali da sole, in tutto e per tutto riprendono il meglio della coolness della comunità afroamericana, celebrano e onorano ciò che la black culture già all'epoca ha donato al mondo, in termini di stile, ma soprattutto di cultura, non solo quella musicale si badi bene. Sarà un successo talmente folgorante, che quando pensano di voler andare sul grande schermo, ne viene fuori un'asta assurda, che verrà vinta dalla Universal. Dan Aykroyd si metterà giorno e notte a scrivere la sceneggiatura, che verrà fuori talmente titanica e allo stesso tempo così caotica, da costringere John Landis agli straordinari per cavarci fuori un qualcosa che assomigli, anche solo vagamente nella struttura, allo script di un lungometraggio. Litigi, contrasti, alla fine Landis accetterà di filmare tutto lo script, salvo poi tagliare quanto sa che serve in fase di montaggio. Ma prima, prima la produzione di The Blues Brothers sarà una delle più folli, anarchiche e imprudenti della storia.

Il budget iniziale di 18 milioni di dollari viene bruciato nel giro di pochissimo, le riprese sono faticose, interminabili, soprattutto a causa dei problemi che già affliggono già un Belushi inseguito dalla tossicodipendenza, oppure protagonista di eccessi reputati inaccettabili persino all'epoca, quando su ogni set cinematografico o quasi la cocaina, l'eroina, insomma ogni sostanza stupefacente e lì, pronta ad essere usata da chiunque. Una parte del budget sarà addirittura destinata alla fornitura regolare per Belushi ed altri membri del cast, tra cui Carrie Fisher. Poi ci sono le auto, tante auto, quelle che saranno protagoniste dell'inseguimento più catastrofico di sempre visto in sala, senza dimenticarsi poi dei costumi, le comparse. Siamo nell'America di fine anni ‘70 si è detto, è appena finita l’era di Muhammad Alì e delle Pantere Nere, al cinema la blaxploitation ha contribuito a creare il cambiamento totale del rapporto tra le minoranze, la industry e la società.

La comunità afroamericana in quegli anni ha trovato nello sport, nelle arti e anche nella politica, una posizione di inedita visibilità. James Brown, Cab Calloway, Ray Charles, Aretha Franklin, non a caso saranno nel film proprio per celebrare tale momento, che però è da molti inviso. Ad una grossa fetta di America non piace che i le persone nere siano viste come un esempio e non a caso, venuta a sapere dei problemi produttivi, farà il tifo sfegatato per il fallimento. Ma non è solo questo che renderà The Blues Brothers un film rivoluzionario, con i due “fratelli” mezzi criminali, che rimettono insieme una vecchia band per pagare i 5.000 dollari con cui salvare l'orfanotrofio in cui sono cresciuti. E allora via a bordo della Bluesmobile, tra concerti, improvvisate, nazisti dell'Illinois, poliziotti, la ex di Belushi con il mitra e intermezzi musicali semplicemente irresistibili. Ma sotterranea, c'è la ribellione, c'è la demenzialità che diventa arma con cui il duo e Landis, si fanno beffe del moralismo ipocrita di allora.

Continua su Wired

 

Cosa è il tecnopanico e perché non serve a criticare la tecnologia (e Big Tech)

@eticadigitale

da Guerre di Rete

Non è un mistero il fatto che viviamo in tempi distopici, dove le interconnessioni tra tecnologia e politica illuminano un presente caratterizzato da controversie, diritti violati, potere sempre più concentrato. È una realtà politico-economica che in alcune sue sfumature fa impallidire le narrazioni più scure del cyberpunk, come scrive il collettivo Acid Horizon, ma sono anche tempi che vengono, spesso, molto mal raccontati. Specialmente nei media mainstream, da quasi una decina di anni, i toni attorno alle tecnologie si sono fatti spesso apocalittici: secondo queste narrazioni, la rete ha ucciso la democrazia, mandato al potere il nuovo autoritarismo, ci ha reso soli, stupidi e sudditi. Tutto perché passiamo gran parte del nostro tempo online o interagendo con tecnologie digitali.

Quello che spesso viene chiamato “techlash”, ovvero il clima di manifesta e crescente ostilità verso la tecnologia che si è instaurato nel dibattito pubblico a partire dallo scandalo Cambridge Analytica è un fenomeno ancora in corso che, se da un lato ha favorito fondamentali discussioni critiche attorno alla tecnologia, aperto importanti percorsi legislativi e di regolamentazione e ha chiuso un momento di euforico e acritico entusiasmo nei confronti del “progresso” della Silicon Valley, dall’altro ha anche scoperchiato il vaso di Pandora del catastrofismo più superficiale e vacuo. Peraltro, quel catastrofismo è l’altro lato della medaglia del “tecnoentusiasmo”: un mix di determinismo, ascientificità, hype e profezie che si autoavverano.

Tecnopanico, il saggio di Alberto Acerbi

Il nuovo saggio di Alberto Acerbi, ricercatore del Dipartimento di sociologia e ricerca sociale dell’Università di Trento, Tecnopanico (Il Mulino) affronta proprio la genesi di quel catastrofismo e delle paure su cui si basa, puntando a smontare alcuni miti e false credenze della vulgata tecnologica contemporanea. Guardando principalmente a quello che pensiamo di sapere su disinformazione, teorie del complotto, algoritmi e implicazioni psicologiche dell’uso dei social media, il saggio di Acerbi fornisce soprattutto una panoramica degli studi sul tema che cerca di portare al centro del dibattito i risultati della ricerca, che in molti casi è sanamente non conclusiva, e lo fa con un sano scetticismo.

Per quanto sia fondamentale non negare le complicazioni e le problematicità di questo momento storico-tecnologico – come dicevamo fortemente distopico – resta importante navigare quei problemi basandosi su dati reali e non su narrazioni di comodo e alternativamente allarmistiche o di acritico entusiasmo. E, soprattutto, senza cadere in un facile panico morale che serve per lo più a sviare la discussione e l’analisi del presente. Anche perché, spiega Acerbi, quasi tutti i “presenti” hanno puntato pigramente il dito contro le nuove tecnologie di quei momenti, che si sono in seguito diffuse e sono divenute tra le più rappresentative di quelle epoche. A ogni tecnologia corrisponde quindi un nuovo “panico”.

“Il panico attorno alla tecnologia non si manifesta esclusivamente con le tecnologie di comunicazione e digitali, anzi, uno dei temi principali del libro riguarda proprio l’importanza di assumere una ‘lunga prospettiva’ sulle reazioni alle tecnologie passate. In questo modo possiamo osservare dei pattern comuni e capire meglio quello che sta accadendo oggi”, spiega Acerbi a Guerre di Rete. “Ci sono panici che possiamo avere ma possiamo andare più lontano nel passato: la radio, i romanzi, la stampa o addirittura la scrittura. Pensiamo per esempio alla stampa. Negli anni successivi alla sua diffusione in Europa c’erano preoccupazioni che ricordano quelle di oggi: moltiplicazione incontrollata di informazioni, circolazione di falsità e via dicendo. L’aspetto interessante è che la società si è adattata alla stampa con altre invenzioni, come gli indici analitici e le enciclopedie, e tramite cambiamenti di comportamenti che puntano a risolvere questi problemi”.

Una concezione deterministica delle tecnologie

Alla base del “tecnopanico” c’è una concezione deterministica delle tecnologie, che le inquadra come forze indipendenti dalla produzione umana o dal contesto socio-politico che le produce, capaci in maniera autonoma di generare effetti diretti nella società, come se non fossero un prodotto di quest’ultima, ma una forza aliena. Secondo Acerbi, in particolare, queste forme di panico “considerano l’introduzione delle tecnologie come un processo a senso unico, in cui una nuova tecnologia cambia in modo deterministico le nostre abitudini, la nostra società e la nostra cultura”. Al contrario, come invece insegnano, per esempio, decenni di studi sulla costruzione sociale della tecnologia, nessuna innovazione, nemmeno quella più potente (come l’AI, ci arriviamo) ha queste capacità. Eppure, il “tecnopanico” è dappertutto e spesso, anzi, guida le scelte di policy e di regolamentazione delle tecnologie digitali, sedendosi ai tavoli dei legislatori più spesso degli esperti. Anche perché il “tecnopanico” ha megafoni molto forti.

“Sicuramente oggi il ‘tecnopanico’ è diventato mainstream. Una ragione è l’integrazione capillare della tecnologia nella vita quotidiana: tutti abbiamo un’esperienza personale e diretta di smartphone, social media e via dicendo”, spiega ancora Acerbi. “Questo è un pattern con caratteristiche ricorrenti: il riferimento a un’epoca precedente in cui le cose erano migliori. Pensiamo all’idea di epoca della ‘post-verità’, che necessariamente suppone l’esistenza di un’epoca ‘della verità’. L’amplificazione da parte di media che spesso sono in diretta concorrenza con le tecnologie, come gli attacchi ai social media dai canali di informazione tradizionali, creano una narrazione in cui il pubblico è visto come passivo, vulnerabile, facilmente manipolabile”.

Continua su Guerre di Rete

 

The Naked Gun (Una Pallottola Spuntata) | Official Trailer (2025 Movie)

@cinema_serietv

https://www.youtube.com/watch?v=uLguU7WLreA

 

IronFox è ora disponibile su FFUpdater

@lealternative

Dalla nuova versione, la 81.0.0, uscita pochi giorni fa è stato inserito anche ironFox all'interno di FFUpdater!

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Le Alternative si sposta da Infomaniak a 1984.hosting

@lealternative

Avevo intenzione di farne un articolo più approfondito in merito ma alla fine non ero convinto potesse interessare troppo così delego il tutto a questo post su Feddit (a meno che non interessi anche un approfondimento, nel caso lo pubblico volentieri).

In breve: Infomaniak ha rilasciato dichiarazioni contro l’anonimato in rete auspicando un futuro dove nessuno sia realmente anonimo online, nemmeno dietro VPN. Questo è per me un punto di rottura che mi ha portato a spostare il sito su altri lidi e la scelta (dopo parecchie prove e riflessioni) è ricaduta sugli islandesi 1984.hosting.

Dopo un’esperienza durata più di 6 anni, ho quindi deciso di abbandonare l’hosting di Infomaniak e questa decisione non arriva da un problema di infrastrutture o sicurezza.

Come molti di voi probabilmente sanno, in Svizzera c’è una proposta di legge che vorrebbe richiedere ai provider VPN di sorvegliare attivamente i propri utenti e alcuni provider come Proton e NymVPN hanno già detto che se dovesse venire approvata si sposterebbero altrove.

Infomaniak, che non offre VPN e che quindi da questa legge non verrebbe toccata, ha espresso il proprio punto di vista (blog e intervista) dicendo di essere sostanzialmente contrari alla revisione per come è prevista ma auspicano comunque la possibilità di controllo degli utenti dietro VPN e, mia speculazione, anche dietro Tor probabilmente visto che parlano in maniera assoluta di non essere contenti dell’anonimato in rete.

Se per alcuni probabilmente queste sono solo chiacchiere, sottigliezze o cose poco importanti, per quanto mi riguarda è un princìpio importante da rispettare per il quale non credo possano esistere contrattazioni.

Da parte mia quindi semplicemente non utilizzerò più i loro servizi per Le Alternative, continuerò comunque a suggerirlo con le dovute precisazioni cercando il più possibile di non generare inutili ansie.

Cos'è 1984.hosting?

È un hosting che esiste dal 2006, sono islandesi e usano datacenter con sola energia eolica e idroelettrica in Islanda (hanno anche dei datacenter di backup in Germania).

Si presentano così:

We state that 1984 as a company and its officers will always go the extra mile to protect our customers' civil rights, including the freedom of expression, the freedom of the press, the right to anonymity and privacy.

Free Software is software that gives the user the freedom to share, study and modify it. It's not about price -- it's called Free Software because the user is free. 1984 values the freedom and transparency that Free Software offers, as well as the excellent security and reliability track record that the Free Software model offers. 1984 commits to using Free Software wherever possible. To use Free Software is to make a political and ethical choice asserting the right to learn -- and share what we learn with others.

Spero di rimanere con loro per molto tempo (chissà!), per ora ho fatto il primo contratto in offerta da 3 anni sperando di trovarmici bene. Tra tutti quelli che ho provato e visto mi sono sembrati gli unici con dei server decenti e soprattutto che dichiarano apertamente di sostenere i diritti digitali, il software libero e la libertà di espressione ma non quella "alla Elon Musk":

What we don't do is host those who advocate violence, terror, suppression or hatred. We throw out neo-Nazis and racists. We have endured severe cyber attacks, legal attacks and physical threats from hate groups of different persuasions who try to get us to take down web sites. We do not give in, no matter the cost to us in legal fees, security arrangements or peace of mind.

Se a qualcuno interessa il loro sito è: 1984.hosting.

 

Spaceballs 2 - Official Announcement Teaser (2027) Mel Brooks

@cinema_serietv

https://www.youtube.com/watch?v=ewKuhclROA0

 

Calibro 35 - Exploration

@musica

Da ieri si può ascoltare gratuitamente il nuovo cd dei Calibro 35 su Bandcamp: https://calibro35rk.bandcamp.com/album/exploration

A primo ascolto veloce sembra bellissimo come sempre e come tutti gli altri probabilmente finirà in repeat per settmane. 🧡

 

True Believers (The Bouncing Souls) SKA COVER

@musica

Nuova cover di Ska Tune Network:

https://www.youtube.com/watch?v=EhlMFBF6vLc

 

Tutto sui robottoni giapponesi: dalle origini ai Super Robot

@cinema_serietv

Un bell'articolo di Spaziogames sui robottoni giapponesi: https://www.spaziogames.it/articoli/robottoni-giapponesi

Ne mancano sicuramente alcuni anche famosi come ad esempio il mitico Yattaman, uno dei miei preferiti di sempre invece è Daltanious 🧡

 

Addio (o arrivederci?) Spotube

@lealternative

Con una lettera cease and desist Spotify ha chiesto e ottenuto da Spotube l'immediato stop nella distribuzione della sua applicazione.

Spotube permette di ascoltare musica gratuitamente prendendola da YouTube ma alcune immagini e altre funzionalità venivano prese dall'API di Spotify che ne ha chiesto l'interruzione.

Lo sviluppatore fa sapere che non sarà quindi più possibile scaricare l'applicazione così come la conosciamo ma che sta già lavorando su un'alternativa che non utilizza le API di Spotify.

Forse quindi non è un addio ma solo un arrivederci.

[–] [email protected] 2 points 6 months ago

@SignorCadere credo che fintanto che i video di YouTube siano liberamente accessibili da web senza paywall o altro non può essere considerato pirateria.

Altro discorso sarebbe invece, per esempio, vedere video di Netflix senza pagare (o contenuti a pagamento di YouTube senza pagare). Bypassare la pubblicità con il proprio dispositivo è da sempre considerato legittimo, così come sono legittimi gli adblock per esempio.

Anche il buon youtube-dl è infatti ancora qui tra noi.

[–] [email protected] 1 points 6 months ago

@dingo @lealternative dipende molto da banca a banca. Per esempio BancoBPM non rompe le scatole su praticamente nulla mentre Intesa San Paolo è notoriamente una bestia nera.

Puoi vedere un po' qui: https://cryptpad.devol.it/pad/#/2/pad/view/oqxqDjiiBZB2YTivJyTkQStB1XPloaB96gQ6bMm1Es8/embed/ e qui: https://plexus.techlore.tech/

[–] [email protected] 2 points 6 months ago (1 children)

@Shivablue @lealternative come ti hanno già detto dipende sia dal proprio dispositivo che da altri fattori. Ci sono alcuni sistemi operativi più semplici da installare grazie a degli installer (come ad esempio GrapheneOS oppure /e/OS) e altri che richiedono qualche conoscenza in più.

Ci sono tanti tutorial online, puoi anche solo guardarli per capire se pensi possa essere una cosa che ti può interessare o meno!

[–] [email protected] 2 points 6 months ago (7 children)

@Shivablue @lealternative no è per sostituire il sistema operativo stock (quello di default preinstallato) con questo che si chiama LineageOS e che si basa direttamente su Android Open Source Project.

[–] [email protected] 1 points 7 months ago

@iusondemand @simonemiglio Mull e Mullvad condividono solo la prima parte del nome ma non hanno nient'altro in comune. Sono due progetti diversi fatti da persone diverse etc

[–] [email protected] 2 points 7 months ago (2 children)

@UprisingVoltage io ho smesso di usare Presearch principalmente per le tonnellate di pubblicità che erano state introdotte per questo magari a qualcuno può interessare la versione a pagamento (anche se non mi piace molto il fatto che prima abbiano sommerso tutti di pubblicità e dopo abbiano detto "ah ora potete toglierla pagando").

Per quanto riguarda la roba crypto ce l'ho anche io ma è appunto, ahimè, pubblicità. Tanta, troppa. Decisamente esagerata.

[–] [email protected] 2 points 7 months ago (1 children)

@francal @lealternative la cosa buona, e che non capita spesso sulle testate un po' più "grandi", è che l'articolo sembra scritto da qualcuno che un po' conosce l'argomento e che effettivamente consiglia alternative valide

[–] [email protected] 1 points 7 months ago (1 children)

@evilworld @lealternative si penso sia soprattutto per chi vuole finanziare e crede nel progetto dai token PRE alla decentralizzazione dei server

[–] [email protected] 1 points 7 months ago (3 children)

@evilworld @lealternative per ora quelli di vari motori di ricerca: https://docs.presearch.io/presearch-engine/what-is-presearch-engine quindi è un meta motore anche se dovrebbero crearne uno loro stando a quanto dicono

[–] [email protected] 1 points 7 months ago (1 children)

@Moonrise2473 già, ho notato anche io!

[–] [email protected] 1 points 7 months ago (1 children)

@Zefirpo infatti ora la pagina è tornata attiva e con scritto "Sold out"!

[–] [email protected] 1 points 7 months ago

@Zefirpo anche a me ora, giuro che fino a ieri sera andava... l'avranno terminato?

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